Angelo Branduardi - Alla fiera dell'Est (1976) |
Alla fiera dell'Est, il brano notissimo di Angelo Branduardi, è la riproposizione, con musica creata dal cantautore, della filastrocca "Un capretto" (Had Gadya) recitata dai bambini alla fine della cena della Pasqua ebraica (Seder Pesach) che celebra per il popolo ebraico la miracolosa liberazione dalla schiavitù egiziana. Il testo, come molte filastrocche, nasconde in realtà nelle dieci strofe molteplici significati: la storia del popolo ebraico e delle sottomissioni che ha subito nei secoli, il significato spirituale dei "regni" che si sono succeduti, rappresentati anche con simbolici animali, il cerchio infinito di allontanamento e ricongiunzione dell'uomo con il creatore, oppure la realtà della vita dove ognuno può essere vittima e carnefice. Ogni strofa è spiegata facendo riferimento al commento ebraico "Ohr Yesarim" contenuto nella Haggadah "Migdal Adir Hachadash" (1). |
||
|
||
Testo commentato |
Alla fiera dell'est, per due soldi, un topolino mio padre comprò |
Primo Regno. Il padre è Yawheh (Dio) il topolino/capretto è Abramo (il capostipite, e quindi per transizione l'intero popolo ebraico), i due soldi siglano il patto tra Dio, uomo e popolo. |
E
venne il gatto, che si mangiò il topo, che al mercato mio padre
comprò |
Secondo Regno. Il gatto è Babilonia che nega Dio col suo Re Nimrod, uccide Abramo e distrugge il suo Regno. |
E
venne il cane, che morse il gatto, che si mangiò il topo |
Terzo Regno. L'Egitto del Faraone con la sola potenza economica sconfigge Babilonia, senza distruggerla, si limita a "morderla", non è un dominio basato sulla forza. Come il cane che morde o scaccia il gatto. |
E
venne il bastone, che picchiò il cane, che morse il gatto |
Quarto Regno. Con il bastone fornito da Dio al popolo che ancora lo segue, sotto la guida del patriarca Mosè, nasce il Regno di Israele, il Regno degli Ebrei. |
E
venne il fuoco, che bruciò il bastone, che picchiò il cane |
Quinto Regno. La Babilonia di Nabuccodonosor brucia il bastone col fuoco che fornisce il potere temporale al Regno degli ebrei che, fuorviati dalla sua potenza, hanno abbandonato la vita spirituale per la vita materiale e si sono allontanati dalla Torah. |
E
venne l'acqua, che spense il fuoco, che bruciò il bastone, che
picchiò il cane |
Sesto Regno. L'Impero dei Medi (poi di Persia) spegne e annulla con la sua vastità, come l'acqua fa col fuoco, la grande Babilonia di Nabuccodonosor. |
E
venne il toro, che bevve l'acqua, che spense il fuoco |
Settimo Regno. Il toro è il segno zodiacale dei greci, secondo gli ebrei. E i Macedoni a Nord della Grecia con Alessandro conquistano e "bevono" come un toro assetato l'impero d'acqua dei Medi e Persiani. Il settimo Regno è anche quello in cui il pensiero razionale greco oscura la fede degli ebrei e spezza la connessione del popolo ebreo con il Creatore. |
E
venne il macellaio, che uccise il toro, che bevve l'acqua |
Ottavo Regno. E' il regno di Roma, che sottomette il toro greco non con il pensiero ma con la forza bruta, con il materialismo della carne e del sangue. Per gli ebrei, che sfidarono a Masada la sua potenza preferendo morire liberi che sottomettersi, Roma è tradizionalmente il simbolo stesso della guerra, la presenza di Marte in terra. |
E
l'angelo della morte, sul macellaio, che uccise il toro, che bevve
l'acqua |
Nono Regno. Il non-regno: l'autodistruzione, il materialismo distrugge se stesso con le guerre intestine, la rapacità, la perdita di tutti i valori trasformando il mondo al contrario. Profezia della guerra nucleare, del riscaldamento globale che porta un nuovo diluvio? In ogni caso l'ottavo regno che si tramuta in angelo della morte di sé stesso costituisce anche la necessaria catarsi per l'arrivo del Messia. |
E
infine il Signore, sull'angelo della morte, sul macellaio |
Decimo Regno. Il cerchio si chiude tornando al punto di partenza, la catarsi e poi l'avvento del Messia richiamano l'intervento di Yawheh, l'Unico, il Creatore, che fa cessare l'istinto d morte e autodistruzione scacciando l'angelo della morte e riconciliando l'uomo con Dio. Ma il cerchio si chiude per sempre, o questo è solo uno degli infiniti giri di giostra, degli infiniti ritorni? (2) |
Note |
(1) |
Questa pagina è basata sull'articolo di Amos Vitale pubblicato sul quotidiano L'Unità del 20 aprile 1997, le fonti che cita sono il testo sacro (yesarim) di Ohr che contiene una versione del "racconto di Pasqua" (Haggadah) contenuto nella biblioteca di Migdal (città di Israele nella Tiberiade). La simbologia nascosta nelle 10 strofe si trova anche su molte altre fonti, con variazioni. Quella che presentiamo è una sintesi dei vari significati proposta da Musica & Memoria. |
(2) |
Una struttura iterativa molto simile, probabilmente derivata dalla stessa tradizione ebraica, è stata adottata in chiave cristiana da Francesco Petrarca nel poema I Trionfi, dove la pudicizia - amore spirituale - trionfa sull'amore fisico, la morte trionfa sulla pudicizia, la fama trionfa sulla morte, il tempo trionfa sulla fama, e infine l'eternità trionfa sul tempo. |
(3) |
Altra derivazione ancora più diretta si trova nella filastrocca per bambini inglese The House That Jack Built, riportata la prima volta nel 1707, dove il cerchio si sviluppa sarcastico e scherzoso mirando alle ingiustizie del tempo. Si parte dal malto che serve per la birra, poi ecco il topo che mangia il malto, il gatto che mangia il topo, il cane che spaventa il gatto, la mucca che caccia il cane, la povera ragazza che munge la mucca, il vagabondo che bacia la povera ragazza, il giudice pulito e rasato che condanna il vagabondo e sposa la ragazza, il gallo che sveglia il giudice, il contadino che semina il mais (da cui si trae il malto) e tutto si chiude con il cavallo, il cane e il mais che appartengono al contadino. |
Il testo originale di Had Gadya (o Chad Gadya) nella traduzione dall'antico aramaico / giudeo presentata dal sito "Canzoni contro la guerra" (antiwarsong.org). |
|
Un capretto, un capretto |
|
Un capretto, un capretto, |
|
Un capretto, un capretto, |
|
Un capretto, un capretto, |
|
Un capretto, un capretto, |
|
Un capretto, un capretto, |
|
Un capretto, un capretto, |
|
Un capretto, un capretto, |
|
Un capretto, un capretto, |
|
Un capretto, un capretto, |
|
Un capretto, un capretto. |
|
|
|
Nella immagine
sopra la
pagina di un codice contenente una delle prime versioni di Had Gadya
risalente al 1730 con traduzione dall'aramaico in Yiddish di Nathan
Ben Shimshon di Mezeritsch e illustrazioni, conservata dalla
collezione Braginsky , Svizzera. |
|
© Musica & Memoria - Settembre 2021 / Commenti e interpretazioni dei significati di Alberto Maurizio Truffi a partire dalle fonti citate / Riproduzione del testo originale italiano di Luisa Zappa per soli scopi di ricerca e critica musicale (vedi Disclaimer) / Copia per usi commerciali non consentita |
|