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Caterina Caselli - Nessuno mi può giudicare

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La verità` mi fa male, lo so...
La verità` mi fa male, lo sai

Nessuno mi può giudicare, nemmeno tu

(la verità ti fa male, lo so)
Lo so che ho sbagliato una volta e non sbaglio più

(la verità ti fa male, lo so)
Dovresti pensare a me
e stare più attento a te
C'è già tanta gente che
ce la su con me, chi lo sa perché?

Ognuno ha il diritto di vivere come può
(la verità ti fa male, lo so)
Per questo una cosa mi piace e quell'altra no
(la verità ti fa male, lo so)
Se sono tornata a te,
ti basta sapere che
ho visto la differenza tra lui e te
ed ho scelto te

Se ho sbagliato un giorno ora capisco che
l'ho pagata cara la verità,
io ti chiedo scusa, e sai perché?
Sta di casa qui la felicità.

Molto, molto più di prima io t'amerò
in confronto all'altro sei meglio tu
e d'ora in avanti prometto che
quel che ho fatto un dì non farò mai più

Ognuno ha il diritto di vivere come può

(la verità ti fa male, lo so)
Per questo una cosa mi piace e quell'altra no

(la verità ti fa male, lo so)
Se sono tornata a te,
ti basta sapere che
ho visto la differenza tra lui e te
ed ho scelto te

Se ho sbagliato un giorno ora capisco che
l'ho pagata cara la verità,
io ti chiedo scusa, e sai perché?
Sta di casa qui la felicità.

Nessuno mi può giudicare, nemmeno tu!

 

Note

 

Il brano che ha lanciato Caterina Caselli come cantante beat di grande successo, prima dell'abbandono della musica cantata a favore della musica prodotta. La Caselli diventerà negli anni successivi infatti una delle principali imprenditrici del disco operanti in Italia.
La canzone era stata scritta da autori del giro del Clan Celentano (Pace, Panzeri, Beretta e Del Prete) per il Festival di Sanremo del 1966, e pare che in un primo tempo fosse interessato ad interpretarla lo stesso Celentano, che invece, come noto, optò per una delle sue canzoni di maggiore successo e impatto di sempre, Il ragazzo della via Gluck.
La CGD, che puntava già sulla giovane cantante e musicista emiliana, che tuttavia non aveva ancora trovato la strada del successo, pensò di affidare il brano proprio a lei.

L'impatto del brano fu molto forte, un elemento di grande rilievo era il titolo, che echeggiava antagonismo e rabbia giovanile. Un altro elemento derivava dal passaggio dal maschile al femminile, nella interpretazione della Caselli la traditrice consapevole e determinata, che tiene il futuro della coppia nelle mani, è la donna, e questo faceva un effetto notevole nell'Italia del 1966 (inizio 1966), che si affacciava timidamente alla rivoluzione dei costumi che sarebbe partita da lì a poco, nel 1968. 

A questo si aggiungeva una parte musicale molto efficace, pienamente beat e dal ritmo incalzante, veicolo ideale per il successo, e il look indovinato della Caselli ventenne, affidato ai parrucchieri di Milano Vergottini, dal direttore artistico della CGD, Franco Crepax. I Vergottini inventarono per lei una pettinatura a caschetto biondo platino, in stile vagamente Op-Art (vedi la foto a lato, tratta da una esecuzione di Sono bugiarda), che valse alla Caselli da quel momento in poi il soprannome "casco d'oro".

Il brano arrivò al secondo posto al Festival (al primo una canzone molto convenzionale di Domenico Modugno, Dio come ti amo, presentata in coppia con Gigliola Cinquetti) ma rimase al primo posto nelle vendite fino alla fine di aprile (vedi anche: Sanremo e il beat).

(Testo originale di Beretta e Del Prete riprodotto per soli scopi di ricerca e critica musicale (vedi Disclaimer) / Copia per usi commerciali non consentita)

 

Il successo internazionale

 

L'Italia era uno dei paesi guida nella musica negli anni '60, anche se gli stili e le mode musicali erano ormai prevalentemente di influenza anglosassone, ed il brano della Caselli fu ascoltato ed esportato in tutto il mondo, anche in paesi impensati.

Un ricordo personale di chi scrive queste note risale proprio all'estate del 1966. In vacanza con la famiglia sul Mar Nero, nella lontana Bulgaria, veniamo contattati da un cantante locale che frequentava lo stesso albergo, e che cercava l'aiuto di un italiano per trascrivere questa famosa canzone, che aveva registrato su una bobina, proveniente da una radio o forse da un disco. Si trattava della versione di Gene Pitney (il noto cantante americano che aveva portato la canzone a Sanremo in coppia con la Caselli, con molta minore fortuna). Pitney cantava con voce acuta, quasi femminile, e con un accento inglese molto marcato (Don Lurio o Dan Peterson sembrano al confronto avere un italiano quasi corretto) e questa versione a me neanche adolescente era del tutto ignota. Mi misi comunque all'opera su un registratore portatile e nel giro di un pomeriggio la trascrizione era completa. Il cantante, che conosceva un poco l'italiano mi disse che il suo obiettivo era farne una versione in bulgaro, gli serviva il testo trascritto appunto per lavorarci sopra con un interprete e un paroliere. Non so se poi la cover in bulgaro di Nessuno mi può giudicare sia mai stata pubblicata e quale fedeltà abbia avuto con l'originale. Quello che è sicuro è che Beretta e Del Prete non hanno mai ricevuto i diritti d'autore...

 

Il beat è ancora attuale, a volte

 

La carica protestataria della canzone non si è esaurita con gli anni '60. La spavalda affermazione della propria individualità e la noncuranza delle convenzioni e del giudizio della gente non è sfuggita a un soggetto sociale che negli ultimi anni si è posto l'obiettivo di affermare il proprio diritto alla diversità. Alludiamo ovviamente al movimento gay, che ha fatto di Nessuno mi può giudicare il proprio inno, risuonante in versione disco ad ogni manifestazione "gay pride". 

 

Altre canzoni di Caterina Caselli su Musica & Memoria

 

Sono bugiarda / Insieme a te non ci sto più / La ragazza del Piper / Le biciclette bianche / Incubo n. 4 / La casa degli angeli / Sono qui con voi / Il volto della vita / Tutto nero / Il cammino di ogni speranza / Perdono / L'uomo d'oro

Vedi anche: Discografia di Caterina Caselli negli anni '60

 


© Note Musica & Memoria 2006

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