Dik Dik - Senza luce (1967) |
La discografia dei Dik Dik / I complessi beat / Le cover / Le canzoni di protesta / A Wither Shade Of Pale |
Testo |
Han spento già la
luce Guardo lassù Non dire una
parola Guardo lassù |
|
|
Note |
|
Successo annunciato
per i Dik Dik, che si erano aggiudicati, con l'appoggio della potente casa
discografica Ricordi, la canzone del momento, il punto di svolta dal beat alla
psichedelia al progressive rock, ma accessibile a tutti, insomma l'immortale
brano dei Procol Harum. Il testo italiano era affidato al solito Mogol, in
questo caso impegnato in un compito veramente difficile. Infatti il testo
originario era di assai ardua comprensione anche per un inglese. Nessun
problema, era stato fatto ben di peggio, in quanto ad ignorare, travisare o
stravolgere nel loro esatto contrario i testi degli originali inglesi o
americani (leggi qui). Quindi, prendendo spunto
dal primo verso (ma solo da quello, assieme al cameriere) si parla di una serata
che stava per finire in solitudine per il malinconico protagonista della
canzone, ma che si salva all'ultimo. Dimenticando però il modello inglese il
testo italiano non è disprezzabile, anche se a pensarci bene è la stessa storia
raccontata nella celeberrima 29 settembre. |
|
Procol Harum - A Wither Shade Of Pale We skipped the
light Fandango And so it was that
later She said there is
no reason And so it was that
later (Gary Brooker, Keith Reid, Matthew Fisher) |
|
In molti hanno
tentato di proporre una versione in italiano, ma prima bisognerebbe
comprendere il testo inglese. Una versione abbastanza corretta sembra essere
questa.
Anche se io tradurrei il titolo, più in sintonia con la lingua italiana "Una
sfumatura più chiara del bianco" (dovrebbe essere una descrizione positiva
del viso di una donna) e il Fandango del primo verso, sono d'accordo con
Mogol, mi da' proprio l'idea di un locale dove qualcuno sta chiudendo tutte
le luci, e non del ballo spagnolo. |
Interviste agli autori: |
... Gary Brooker
recalled the writing of the music in an interview with Uncut magazine on
February 2008: "I'd been listening to a lot of Classical music, and Jazz.
Having played Rock and R&B for years, my vistas had opened up. When I met
Keith, seeing his words, I thought, 'I'd like to write something to that.'
They weren't obvious, but that doesn't matter. You don't have to know what
he means, as long as you communicate an atmosphere. 'A Whiter Shade Of Pale'
seemed to be about two people, a relationship even. It's a memory. There was
a leaving, and a sadness about it. To get the soul of those lyrics across
vocally, to make people feel that, was quite an accomplishment. |
|
© Note Musica & Memoria 2008 |