Sergio Caputo - Un sabato italiano (1983)

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Il fetido cortile ricomincia a miagolare
L'umore quello tipico del sabato invernale
La radio mi pugnala con il festival dei fiori
Un angelo al citofono mi dice vieni fuori

Giù in strada per fortuna sono ancora tutti vivi
L'oroscopo pronostica sviluppi decisivi
Guidiamo allegramente è quasi l'ora delle streghe
C'è un'aria formidabile le stelle sono accese
E sembra un sabato qualunque un sabato italiano
Il peggio sembra essere passato
La notte è un dirigibile che ci porta via lontano

Così ci avventuriamo nella Roma felliniana (1)
Equilibristi in bilico sul fine settimana
E sulle immagini di sempre nei discorsi e nei pensieri
Dilaga anacronistica la musica di ieri

Malinconia latente nei momenti più felici
Abissi imperscrutabili le donne degli amici
E questa storia imprevedibile d'amore e dinamite
Mi rende tollerabile perfino la gastrite

E in questo sabato qualunque un sabato italiano
Il peggio sembra essere passato
La notte è un dirigibile che ci porta via lontano

E adesso navighiamo dentro un sogno planetario
Il whisky mi ritorna su, divento letterario
Ma perché non vai dal medico
E che ci vado a fare
Non voglio mica smettere di bere e di fumare

E in questo sabato qualunque un sabato italiano
Il peggio sembra essere passato
La notte un dirigibile che ci porta via lontano

E in questo sabato qualunque un sabato italiano
Il peggio sembra essere passato
La notte è la variabile che ci porta via per mano

E questo sabato qualunque un sabato italiano
Il peggio sembra essere passato

   

Note

 

Era il 1983, l'Italia era uscita dagli anni '70 e andava al massimo, immersa in un nuovo e inatteso miracolo economico assieme a tutto l'occidente, nel decennio degli yuppie e del liberismo. Sergio Caputo, allora giovane pubblicitario, art director di un'agenzia multinazionale del settore, ne da' un credibile ritratto. Dal di dentro, perché in questo mondo è completamente immerso, ogni notte (e ogni giorno). Il ritratto è della città in cui viveva e lavorava, Milano, la "Milano da bere" della celebre pubblicità dell'amaro Ramazzotti, poi simbolo e immagine dell'intero decennio. Anche se, per amore dell'immagine evocata, a un certo punto (1) si parla della Roma felliniana come se questa fosse la quinta delle avventure descritte con grande finezza. Roma invece trasmetteva in quel decennio un'immagine ben diversa, più distaccata, efficacemente raccontata in altre canzoni, come Notte a Roma di Alice, o Questa insostenibile leggerezza dell'essere di Venditti.

La canzone di Sergio Caputo è anche la terza traccia della nostra playlist Italy's Eighties dedicata ai migliori esempi della musica italiana negli anni '80, che si può ascoltare anche da questa pagina, nella finestra qui sotto.

 

Vedi anche:

 

I testi / Gli album tradotti / Le discografie e le monografie / Musica e società

 

Musica & Memoria Gennaio 2019 / Testo originale di Sergio Caputo riprodotto per soli scopi di ricerca e critica musicale (vedi Disclaimer) / Copia per usi commerciali non consentita

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