Cambia le impostazioni sulla Privacy

Le canzoni per una giornata storta

TESTI

HOME

 

Abbiamo dedicato una pagina alle canzoni per un giorno perfetto, quei brani che compositori di tutto il mondo, ma soprattutto anglosassoni, hanno scritto quando gli girava particolarmente bene, e che sono poi diventate altrettanti classici. E' giusto però anche commentare la esatta controparte, le canzoni adatte per sottolineare una giornata storta o che, nei casi più riusciti, sono anche in grado di volgere verso la depressione qualcuno che pensava, prima, che in fondo la vita non è poi così male.
In questo campo sono specializzati autori italiani e francesi; inglesi e americani quando si dedicano a canzoni depressive vanno direttamente al sodo, e scrivono cose come "Rock 'n Roll Suicide" (David Bowie), "Suicide" (Pavlov's Dog) "Parasite" (Nick Drake) e simili. Ma magari ogni tanto a qualcuno fa piacere crogiolarsi nel pessimismo.

 

Un giorno dopo l'altro / L'appuntamento / Avec le temps / Ne me quitte pas / I giardini di marzo / Io ti racconto / Io tra di voi / Supplique pour être enterré à la plage de Sète / L'albero ed io / Rock 'n Roll Suicide

 

Un giorno dopo l'altro - Luigi Tenco

Esempio massimo e insuperato di canzone depressiva rimane sempre, a nostro modesto avviso, "Un giorno dopo l'altro" di Luigi Tenco. Versi che lasciano zero speranze all'ottimismo, come appunto "un giorno dopo l'altro la vita se ne va", "qualcuno anche questa sera torna deluso a casa piano piano", "la speranza ormai è un'abitudine" e che sono in grado di volgere anche l'umore più ben disposto verso il pessimismo più nero.
Oltre a tutto la canzone era, come noto e come ricordano ancora molti, la sigla di un altrettanto triste programma Rai del tempo che fu, il non dimenticato Maigret con Gino Cervi. Ambientato in una Parigi grigia (anche per il bianco e nero Rai dell'epoca, che era più che altro un grigio e grigio) il commissario risolveva il caso del giorno con esasperante lentezza, ma di solito senza grande fatica (i sospetti confessavano subito, al secondo indizio contro di loro, e con il solo ausilio di una lampada da tavolo accesa sulla loro faccia), ma poi doveva tornare in quella casa tristissima piena dei soprammobili e dei mobili finto antico della moglie, che lui chiamava "signora Maigret" (chissà perché?), e lei (Andreina Pagnani), che dimostrava 60 anni e non usciva praticamente mai da quella vita solitaria e senza figli, lo tormentava con qualche dettaglio di vita pratica.
Il Maigret di Gino Cervi non aveva neanche il rifugio nell'alcool come il suo modello letterario di Simenon. Nei libri infatti Maigret è una specie di alcolizzato, che durante le indagini si ferma a tutti i bar che incontra (e a Parigi ce ne sono parecchi) per un bicchiere di Chablis o per una birretta. Impossibile, per noi ragazzini degli anni '60, non pensare che il protagonista della canzone fosse proprio quel mesto commissario, risolutore di ogni possibile caso, ma senza fare per questo un minimo passo avanti nella sua carriera. Altrimenti, perché avrebbero scelto come sigla proprio quella canzone?

 

Un giorno dopo l'altro - Testo

 

Un giorno dopo l'altro
il tempo se ne va
le strade sempre uguali,
le stesse case.

Un giorno dopo l'altro
e tutto e' come prima
un passo dopo l'altro,
la stessa vita.

E gli occhi intorno cercano
quell'avvenire che avevano sognato
ma i sogni sono ancora sogni
e l'avvenire e' ormai quasi passato.

Un giorno dopo l'altro
la vita se ne va
domani sarà un giorno uguale a ieri.

La nave ha già lasciato il porto
e dalla riva sembra un punto lontano
qualcuno anche questa sera
torna deluso a casa piano piano.

Un giorno dopo l'altro
la vita se ne va
e la speranza ormai e' un'abitudine.

(Luigi Tenco)

 

Su YouTube si trovano facilmente video con questa canzone. Si può ascoltare sia la prima versione, cantata in italiano e riportata sopra, sia una successiva versione in francese, interpretata sempre da Tenco che, se non andiamo errati, nella seconda serie del programma era stata promossa a sigla iniziale, però con testo diverso, più allineato allo sceneggiato (parlava di Parigi, della Senna, di Montmartre ecc.). Da cercare anche una notevole versione jazz (molto soft) di Gino Bollani.

 

L'appuntamento - Ornella Vanoni

Per il secondo posto siamo indecisi tra Francia e Italia, ma alla fine restiamo ancora in Italia con un brano che come musica sarebbe brasiliano (è di Roberto Carlos, il titolo originale era Sentado a beira do caminho) ma raggiunge l'assoluta perfezione nella descrizione del perfetto giorno sfigato grazie anche alla efficace versione italiana di Bruno Lauzi.
La canzone è, ovviamente, L'appuntamento, il grande successo di Ornella Vanoni. In fondo è solo il racconto in tempo reale di una classica "buca" ma è formidabile la progressione nella consapevolezza che è proprio tutta la vita della protagonista che è un fallimento totale (... sono solo un resto di speranza perduta tra la gente..). Alla fine ci si chiede con apprensione cosa rimanga da fare alla suddetta protagonista quando sarà ormai evidente che a quell'appuntamento, al quale attribuiva grandi speranze, non arriverà nessuno. Ma è stato comunque un successo, e quindi è possibile che per qualcuno avesse un effetto a contrasto, immergersi nel fallimento totale per poi riemergere più forti nella cornice della realtà.

 

L'appuntamento - Testo

 

Ho sbagliato tante volte ormai che lo so già
che oggi quasi certamente
sto sbagliando su di te ma una volta in più
che cosa può cambiare nella vita mia...
accettare questo strano appuntamento
è stata una pazzia

Sono triste tra la gente
che mi sta passando accanto
ma la nostalgia di rivedere te
è forte più del pianto:
questo sole accende sul mio volto
un segno di speranza.
Sto aspettando quando ad un tratto
ti vedrò spuntare in lontananza

Amore, fai presto, io non resisto...
se tu non arrivi non esisto
non esisto, non esisto...

E' cambiato il tempo e sta piovendo
ma resto ad aspettare
non m'importa cosa il mondo può pensare
io non me ne voglio andare.
io mi guardo dentro e mi domando
ma non sento niente;
sono solo un resto di speranza
perduta tra la gente.

Amore è già tardi e non resisto...
se tu non arrivi non esisto
non esisto, non esisto...

Luci, macchine, vetrine, strade
tutto quanto si confonde nella mente
la mia ombra si è stancata di seguirmi
il giorno muore lentamente.
Non mi resta che tornare a casa mia
alla mia triste vita
questa vita che volevo dare a te
l'hai sbriciolata tra le dita.

Amore perdono ma non resisto...
adesso per sempre non esisto
non esisto, non esisto...

(Roberto Carlos, Erasmo Carlos, Bruno Lauzi)

 

Su YouTube si può ascoltare agevolmente sia la versione originale di Roberto ed Erasmo Carlos sia la più famosa cover della Vanoni nella seconda fase della sua carriera.

 

Avec le temps - Leo Ferré

Anche i cantautori francesi non risparmiavano agli ascoltatori canzoni ispirate a stati d'animo di non grande gioia, ad esempio c'è tutto un filone di istruzioni per la propria morte, al quale si è dedicato soprattutto Brassens, che dettava le sue volontà in Le Testament e che voleva essere sepolto in una spiaggia (Supplique pour être enterré à la plage de Sète), o che descriveva i personaggi del suo funerale, e che ha avuto come epigono anche Guccini (che preferiva un albero).
Ma forse sono canzoni scongiuratorie, e poi, l'ironia dissacrante di Brassens.
Più profondo e indiscutibile pessimismo si trova, sempre secondo noi, nella celebre "Avec le temps" di Leo Ferrè. Il noto economista Keynes quando qualcuno gli chiedeva previsioni sul lungo periodo amava ripetere che "sul lungo periodo siamo tutti morti" e Leo Ferrè sembra aver messo in musica questo concetto. Col tempo tutto si aggiusta, per forza, perdiamo interesse, raggiungiamo la pace dei sensi, poi raggiungiamo la pace, e ci inoltriamo cullati dalle dolci note nel pessimismo cosmico. Significativa la versione italiana del cantante che meglio, assieme a Tenco, esprimeva negli anni '60 il pessimismo in musica, Gino Paoli. Che per fortuna poi invecchiando ha trovato motivi di ottimismo nelle sue donne (come ha documentato in diverse canzoni, certo non capolavori come quelle precedenti, tristissime e quindi preferite dai critici; ma piacevoli da ascoltare e da dedicare a qualcuna delle nostre donne, come ad esempio E' questione di sopravvivenza).

 

Avec le temps - Testo

   

1. Avec le temps, va, tout s'en va
On oublie le visage et l'on oublie la voix
Le coeur, quand ça bat plus,
C'est pas la pein' d'aller chercher plus loin
Faut laisser faire et c'est très bien
Avec le temps...
Avec le temps, va, tout s'en va
L'autre qu'on adorait, qu'on cherchait sous la pluie
L'autre qu'on devinait au détour d'un regard
Entre les mots entre les lignes et sous le fard
D'un serment maquillé qui s'en va faire sa nuit
Avec le temps,
Tout s'évanouit.

1.  Col tempo, col tempo tutto se ne va
Ti dimentichi il viso ti dimentichi la voce e il cuore quando non batte più
Non vale la pena di andare a cercar lontano
Bisogna lasciar perdere e va bene così
Col tempo ...
Col tempo tutto se ne va
l’altro che adoravi e che cercavi sotto la pioggia
l’altro che indovinavi dal contorno di uno sguardo
Tra le righe e le parole
Sotto il belletto di una promessa truccata che va a far nottata
Con il tempo
Tutto svanirà.

2. Avec le temps...
Avec le temps, va, tout s'en va
Mêm' les plus chouette's souv'nirs ça t'a un' de ces gueul's
À la Gal'rie j'farfouill'
Dans les rayons d'la mort
Le sam'di soir quand la tendresse s'en va tout' seule
Avec le temps...
Avec le temps, va, tout s'en va
L'autre à qui l'on donnait du vent et des bijoux
Pour qui l'on eût vendu son âme pour quelques sous
Devant quoi l'on s'traînait comme traînent les chiens
Avec le temps, va, tout va bien.

2. Col tempo ...
col tempo va, tutto se ne va
anche i ricordi piacevoli che t’ha lasciato uno di quei tali alla Galerie
io ho mandato tutto all’aria fra i raggi della morte al sabato sera quando la tenerezza se ne va tutta sola
Col tempo ...
Col tempo va, tutto se ne va
L’altro a cui hai regalato vento e gioielli
Per il quale avresti venduto l’anima per due soldi
Davanti al quale ti saresti trascinato come si trascina il tuo cane
Con il tempo col tempo, tutto va bene

3. Avec le temps...
Avec le temps, va, tout s'en va
On oublie les passions et l'on oublie les voix
Qui vous disaient tout bas
Les mots des pauvres gens
Ne rentre pas trop tard, surtout ne prends pas froid
Avec le temps...
Avec le temps, va, tout s'en va
Et l'on se sent blanchi comme un cheval fourbu
Et l'on se sent glacé dans le lit de hasard
Et l'on se sent tout seul peut-être
mais peinard
Et l'on se sent floué par les années perdues
Alors vraiment
Avec le temps on n'aime plus

3. Col tempo
col tempo tutto se ne va
ti scordi la passione e  le voci care
Che ti dicevano sottovoce
parole da povera gente
non tornare tardi e non prendere freddo
col tempo col tempo
col tempo tutto se ne va
e imbianchi come un cavallo brizzolato
e ti senti gelare dentro a letti di fortuna
e ti senti così solo ma in fondo spensierato
e ti senti invecchiato e ti senti gli anni perduti alle spalle
e allora davvero
col tempo col tempo
tu non ami più

 

 

(Leo Ferré)

 
   

Ne me quitte pas - Jacques Brel

E a questo punto, continuando a farci nemici, non possiamo non citare un altro esempio di canzone dove le cose vanno veramente storte, un brano famosissimo: Ne me quitte pas di Jacques Brel. Il disperato appello, il lamento dell'uomo abbandonato, una strategia, come noto, inefficace come poche per tenersi una donna vicino, è stato considerato per anni un capolavoro indiscusso e indiscutibile della canzone in lingua francese, fino a che qualcuno ha incominciato coraggiosamente a osservare che il troppo è troppo. Non si può non citare Carlo Verdone che nel suo buon film "Sono pazzo di Iris Blond" inchiodava la prima partner del suo personaggio The Freezer a una ripetitiva interprete sopra le righe di questo brano, che al suddetto Freezer faceva solo venire voglia di fuggire lontano.
Ma con ancora minore rispetto, anzi senza proprio alcun rispetto per il mostro sacro della chanson sull'amore disperato, a dissacrare questo brano si è dedicato con uno sprezzo del pericolo che attinge la sua forza nel più puro cinismo del popolo romano il grande Gigi Proietti. Il brano celeberrimo è diventato nella sua altrimenti impeccabile interpretazione una icastica "Nun me rompe er ca ..." e per chi ha avuto modo di sentirla (certo, non in TV) non c'è da aggiungere nulla. Per chi volesse scoprirla e risentirla per fortuna c'è YouTube.

Lesa maestà? Ma no, in realtà lo stesso Jacques Brel si era stancato, secondo noi, di questa figura dell'amante perdente assoluto, e ci ha scherzato sopra portandola al parossismo nella sua interpretazione del suicida maldestro totale, ma inarrestabile nel suo proposito, nel film "Il rompiballe" (L'emmerdeur, 1973, di Molinaro, con Lino Ventura) poi diventato nella versione USA Buddy Buddy, con Jack Lemmon nella parte che era stata sua (e Walter Matthau, ovviamente, in quella che era stata di Ventura), nell'ultimo film girato dal grande Billy Wilder.

 

Ne me quitte pas  - Testo

   

Ne me quitte pas
Il faut oublier
Tout peut s'oublier
Qui s'enfuit déjà
Oublier le temps
Des malentendus
Et le temps perdu
A savoir comment
Oublier ces heures
Qui tuaient parfois
A coups de pourquoi
Le coeur du bonheur
Ne me quitte pas
Ne me quitte pas
Ne me quitte pas
Ne me quitte pas

Non mi lasciare,
bisogna dimenticare,
tutto si può dimenticare
che già fugge via,
dimenticare il tempo
dei malintesi
e il tempo perso
a chiedersi come,
dimenticare queste ore
che uccidevano a volte
a colpi di perché
il cuore della felicità,
non mi lasciare,
non mi lasciare
non mi lasciare
non mi lasciare

Moi je t'offrirai
Des perles de pluie
Venues de pays
Où il ne pleut pas
Je creuserai la terre
Jusqùaprès ma mort
Pour couvrir ton corps
D'or et de lumière
Je ferai un domaine
Où l'amour sera roi
Où l'amour sera loi
Où tu seras reine
Ne me quitte pas
Ne me quitte pas
Ne me quitte pas
Ne me quitte pas

Io ti offrirò
perle di pioggia
venute da (quei) paesi
dove non piove (mai),
Io scaverò la terra
fin dopo la mia morte
per ricoprire il tuo corpo
di luce e di oro
creerò un regno,
dove l'amore sarà re,
dove l'amore sarà legge,
dove tu sarai regina,
non mi lasciare
non mi lasciare
non mi lasciare
non mi lasciare

Ne me quitte pas
Je t'inventerai
Des mots insensés
Que tu comprendras
Je te parlerai
De ces amants-là
Qui ont vue deux fois
Leurs coeurs s'embraser
Je te raconterai
L'histoire de ce roi
Mort de n'avoir pas
Pu te rencontrer
Ne me quitte pas
Ne me quitte pas
Ne me quitte pas
Ne me quitte pas

Non mi lasciare
inventerò per te
delle parole prive di senso
che (però) tu comprenderai
ti parlerò
di quegli amanti
che hanno visto due volte
i loro cuori accendersi
ti racconterò
la storia di questo re
morto per
non averti potuto incontrare
non mi lasciare
non mi lasciare
non mi lasciare
non mi lasciare

On a vu souvent
Rejaillir le feu
De l'ancien volcan
Qùon croyait trop vieux
Il est paraît-il
Des terres brûlées
Donnant plus de blé
Qùun meilleur avril
Et quand vient le soir
Pour qùun ciel flamboie
Le rouge et le noir
Ne s'épousent-ils pas?
Ne me quitte pas
Ne me quitte pas
Ne me quitte pas
Ne me quitte pas

Si è visto spesso
riaccendersi il fuoco
dell'antico vulcano
che qualcuno credeva troppo vecchio
Sembra si siano viste
terre bruciate (dal sole)
dare più grano
del migliore aprile
E quando viene sera,
perché il cielo prenda fuoco
il rosso e il nero
non devono sposarsi?
non mi lasciare,
non mi lasciare
non mi lasciare
non mi lasciare

Ne me quitte pas
Je ne vais plus pleurer
Je ne vais plus parler
Je me cacherai là
A te regarder
Danser et sourire
Et à t'écouter
Chanter et puis rire
Laisse-moi devenir
L'ombre de ton ombre
L'ombre de ta main
L'ombre de ton chien
Ne me quitte pas
Ne me quitte pas
Ne me quitte pas
Ne me quitte pas

Non mi lasciare,
non piangerò più,
non parlerò più,
mi nasconderò lì
a guardarti
danzare e sorridere
e ad ascoltarti
cantare e poi ridere,
lasciami diventare
l'ombra della tua ombra,
l'ombra della tua mano,
l'ombra del tuo cane,
non mi lasciare,
non mi lasciare
non mi lasciare
non mi lasciare

   

(A questa canzone avevamo già dedicato una pagina con informazioni più ponderate)

 

I giardini di marzo - Lucio Battisti

L'ultima canzone di questa top-5 per una giornata storta è un'altra bella canzone, in sé, come le altre di questa piccola rassegna, bisogna solo avere l'accortezza di ascoltarle in uno stato di inossidabile e inscalfibile buon umore e sicurezza di sé, o evitare di ascoltare le parole. Il duo Mogol - Battisti di canzoni depressive non ne ha scritte poi molte, anche la celebre Emozioni in fondo è un incitamento ad accettare le sfide. Ma per i Giardini di marzo la questione non si pone, è proprio giusta per lo scopo. Che non è raggiunto in modo diretto come negli altri esempi che abbiamo fatto, ma ci si arriva per immagini apparentemente scorrelate, e non così disperate, come "e le giovani donne in quel mese vivono nuovi amori". Ma presto impariamo a conoscere il protagonista. Estraneo alla vita "i ragazzi vendevano libri, io restavo a guardarli cercando il coraggio per imitarli" e costituzionalmente fragile "le mie mani come vedi non tremano più" e sognatore senza speranza "cieli immensi e colline e praterie ... dove scorrono dolcissime le mie malinconie".
Avete letto bene, non fantasie, proprio malinconie, il protagonista è lo sconfitto perfetto, incapace di prendere nelle sue mani non dico la sua vita, ma neanche una semplice decisione e che ha come unico realistico obiettivo quello di costruirsi un corredo di struggenti malinconici ricordi. Chiunque si sia sentito almeno per cinque minuti nella vita scivolare in questo sentimento di totale resa deve maneggiare con cura questa subdola canzone, solo apparentemente una canzone di amore infelice.

 

I giardini di marzo  - Testo

 

Il carretto passava e quell'uomo gridava "gelati!"
al ventuno del mese i nostri soldi erano già finiti
io pensavo a mia madre e rivedevo i suoi vestiti
il più bello era nero coi fiori non ancora appassiti

All'uscita di scuola i ragazzi vendevano i libri
io restavo a guardarli cercando il coraggio per imitarli
poi sconfitto tornavo a giocar con la mente e i suoi tarli
e la sera al telefono tu mi chiedevi
perché non parli?

Che anno è?
che giorno è?
Questo è il tempo
di vivere con te
Le mie mani come vedi
non tremano più
e ho nell'anima
in fondo all'anima
cieli immensi
e immenso amore
e poi ancora ancora amore
amor per te
fiumi azzurri e colline e praterie
dove scorrono dolcissime
le mie malinconie
l'universo trova spazio dentro me
ma il coraggio di vivere
quello ancora non c'è...


I giardini di marzo si vestono di nuovi colori
e le giovani donne in quel mese vivono nuovi amori
camminavi al mio fianco e ad un tratto dicesti
tu muori...
se mi aiuti son certa che io ne verrò fuori
ma non una parola chiarì i miei pensieri
continuai a camminare lasciandoti attrice di ieri

Che anno è?
Che giorno è?
Questo è il tempo
di vivere con te
le mie mani come vedi
non tremano più
e ho nell'anima
in fondo all'anima
cieli immensi e immenso amore
e poi ancora ancora amore
amor per te
fiumi azzurri e colline e praterie
dove corrono dolcissime
le mie malinconie
l'universo trova spazio dentro me
ma il coraggio di vivere
quello ancora non c'è...

 

Io ti racconto - Claudio Lolli

 

Effettivamente all'elenco non poteva mancare questa canzone di Claudio Lolli, anche questa perfetta nel suo genere, persino migliore da questo punto di vista della celebre Aspettando Godot. Nessuno spazio alla speranza, qui.

 

Io ti racconto - testo

 

Io ti racconto lo squallore di una vita vissuta a ore, di gente che non sa più far l'amore.
Ti dico la malinconia di vivere in periferia, del tempo grigio che ci porta via.
Io ti racconto la mia vita il mio passato il mio presente, anche se a te, lo so, non importa niente.
Io ti racconto settimane, fatte di angosce sovrumane, vita e tormenti di persone strane.
E di domeniche feroci passate ad ascoltar le voci, di amici reclutati in pizzeria.
Io ti racconto tanta gente che vive e non capisce niente alla ricerca di un po' d'allegria.

Io ti racconto il carnevale, la festa che finisce male, le falsità di una città industriale.
Io ti racconto il sogno strano di inseguire con la mano un orizzonte sempre più lontano.
Io ti racconto la nevrosi di vivere con gli occhi chiusi, alla ricerca di una compagnia.
Ti dico la disperazione di chi non trova l'occasione per consumare un giorno da leone.
Di chi trascina la sua vita, in una mediocrità infinita con quattro soldi stretti tra le dita.
Io ti racconto la pazzia che si compra in chiesa o in drogheria, un po' di vino un po' di religione.

Ma tu che ascolti una canzone, lo sai che cos'e' una prigione? Lo sai a che cosa serve una stazione?
Lo sai che cosa è una guerra? E quante ce ne sono in terra? A cosa può servire una chitarra?
Lo sai che siamo tutti morti e non ce ne siamo neanche accorti, e continuiamo a dire e così sia.
Lo sai che siamo tutti morti e non ce ne siamo accorti, e continuiamo a dire così sia.

 

Et moi dans mon coin (Io tra di voi) - Charles Aznavour

 

Da questa canzone in poi aggiungiamo alcune scelte che rispondono solo in parte al profilo della perfetta canzone per una giornata storta. Questa di Aznavour è sicuramente un esempio eccellente, e tra i più citati, di canzone triste, ma in fondo parla di una situazione superabile. La donna lo sta lasciando in diretta. Ma non sarà l'ultima donna del mondo si spera. E così per le altre, ironia o un filo di speranza guastano la perfezione della tristezza totale.

 

Et moi dans mon coin (Io tra di voi) -  Testo

 

Lui il t'observe
Du coin de l'?il
Toi tu t'énerves
Dans ton fauteuil
Lui te caresse
Du fond des yeux
Toi tu te laisses
Prendre à son jeu

Lui di nascosto,
osserva te
Tu sei nervosa,
vicino a me
Lui accarezza,
lo sguardo tuo
Tu ti abbandoni,
al gioco suo

Et moi dans mon coin
Si je ne dis rien
Je remarque toutes choses
Et moi dans mon coin
Je ronge mon frein
En voyant venir la fin

Ed io tra di voi,
se non parlo mai
Ho visto già, tutto quanto
Ed io tra di voi,
capisco che ormai
La fine di tutto e' qui.

Lui il te couve
Fiévreusement
Toi tu l'approuves
En souriant
Lui il te guette
Et je le vois
Toi tu regrettes
Que je sois là

Lui sta spiando,
che cosa fai
Tu l'incoraggi,
perché lo sai
Lui sa tentarti,
con maestria
Tu sei seccata,
che io ci sia

Et moi dans mon coin
Si je ne dis rien
Je vois bien votre manège
Et moi dans mon coin
Je cache avec soin
Cette angoisse qui m'étreint

Ed io tra di voi,
se non parlo mai
Osservo la vostra intesa,
Ed io tra di voi,
nascondo così
L'angoscia che sento in me.

Lui te regarde
Furtivement
Toi tu bavardes
Trop librement
Lui te courtise
A travers moi
Toi tu te grises
Ris aux éclats

Lui di nascosto,
sorride a te
Tu parli forte,
chissà perché
Lui ti corteggia,
malgrado me
Tu ridi troppo,
hai scelto già

Et moi dans mon coin
Si je ne dis rien
J'ai le c?ur au bord des larmes
Et moi dans mon coin
Je bois mon chagrin
Car l'amour change de main

Ed io tra di voi,
se non parlo mai
Ho gonfio di pianto, il cuore
Ed io tra di voi,
da solo vedrò
La pena che cresce in me.

Ah! Mais non, c'est rien, Peut-être un peu de fatigue
Hein! Pas du tout, Qu'est-ce que tu vas chercher là.
Non, Non j'ai passé une, Une excellente soirée ..

No, non e' niente, forse un po' di fatica
Cosa vai a pensare, al contrario,
E' stata una magnifica serata ...
Si, si una magnifica serata ...

 

(Charles Aznavour)

 

Supplique pour être enterré à la plage de Sète - George Brassens

 

La camarde, qui ne m'a jamais pardonné
D'avoir semé des fleurs dans les trous de son nez
Me poursuit d'un zèle imbécile.
Alors, cerné de près par les enterrements,
J'ai cru bon de remettre à jour mon testament,
De me payer un codicile.

Trempe, dans l'encre bleue du golfe du Lion,
Trempe, trempe ta plume, ô mon vieux tabellion,
Et, de ta plus belle écriture,
Note ce qu'il faudrait qu'il advînt de mon corps,
Lorsque mon âme et lui ne seront plus d'accord
Que sur un seul point: la rupture.

Quand mon âme aura pris son vol à l'horizon
Vers celles de Gavroche et de Mimi Pinson,
Celles des titis, des grisettes,
Que vers le sol natal mon corps soit ramené
Dans un sleeping du «Paris-Méditerranée»,
Terminus en gare de Sète.

Mon caveau de famille, hélas! n'est pas tout neuf.
Vulgairement parlant, il est plein comme un oeuf,
Et, d'ici que quelqu'un n'en sorte,
Il risque de se faire tard et je ne peux
Dire à ces braves gens «Poussez-vous donc un peu!»
Place aux jeunes en quelque sorte.

Juste au bord de la mer, à deux pas des flots bleus,
Creusez, si c'est possible, un petit trou moelleux,
Une bonne petite niche,
Auprès de mes amis d'enfance, les dauphins,
Le long de cette grève où le sable est si fin,
Sur la plage de la Corniche.

C'est une plage où, même à ses moments furieux,
Neptune ne se prend jamais trop au sérieux,
Où, quand un bateau fait naufrage,
Le capitaine crie: «Je suis le maître à bord!
Sauve qui peut! Le vin et le pastis d'abord!
Chacun sa bonbonne et courage!»

Et c'est là que, jadis, à quinze ans révolus,
À l'âge où s'amuser tout seul ne suffit plus,
Je connus la prime amourette.
Auprès d'une sirène, une femme-poisson,
Je reçus de l'amour la première leçon,
Avalai la première arête.

Déférence gardée envers Paul Valéry,
Moi, l'humble troubadour, sur lui je renchéris,
Le bon maître me le pardonne,
Et qu'au moins, si ses vers valent mieux que les miens,
Mon cimetière soit plus marin que le sien,
Et n'en déplaise aux autochtones.

Cette tombe en sandwich, entre le ciel et l'eau,
Ne donnera pas une ombre triste au tableau,
Mais un charme indéfinissable.
Les baigneuses s'en serviront de paravent
Pour changer de tenue, et les petits enfants
Diront: «Chouette! un château de sable!»

Est-ce trop demander ... ! Sur mon petit lopin,
Plantez, je vous prie, une espèce de pin,
Pin parasol, de préférence,
Qui saura prémunir contre l'insolation
Les bons amis fair' sur ma concession
D'affectueuses révérences.

Tantôt venant d'Espagne et tantôt d'Italie,
Tout chargés de parfums, de musiques jolies,
Le mistral et la tramontane
Sur mon dernier sommeil verseront les échos,
De villanelle un jour, un jour de fandango,
De tarentelle, de sardane...

Et quand, prenant ma butte en guise d'oreiller,
Une ondine viendra gentiment sommeiller
Avec moins que rien de costume,
J'en demande pardon par avance à Jésus,
Si l'ombre de ma croix s'y couche un peu dessus
Pour un petit bonheur posthume.

Pauvres rois, pharaons! Pauvre Napoléon!
Pauvres grands disparus gisant au Panthéon!
Pauvres cendres de conséquence!
Vous envierez un peu l'éternel estivant,
Qui fait du pédalo sur la vague en rêvant,
Qui passe sa mort en vacances...

Vous envierez un peu l'éternel estivant,
Qui fait du pédalo sur la vague en rêvant,
Qui passe sa mort en vacances.

Io e la morte no, non siamo buoni amici,
dacché le seminai fiori nelle narici:
mi sta inseguendo a capofitto!
Siccome può trovarmi in qualsiasi momento,
io lo compilo adesso questo mio testamento,
e mi concedo un poscritto.

Nel calamaio blu del golfo di Lione,
tuffa la penna tu, notaio birbaccione
e scrivi bene, nel tuo studio
che ne sarà di me, quando entreranno in crisi
l'anima e il corpo che volendosi divisi,
divorzieranno con ripudio.
...

In riva al mare voi scavatemi la fossa,
così che i flutti blu mi bagneran le ossa;
un soffice e accogliente nido!
Farete in modo che qualche allegro delfino,
fedele compagnia di quand'ero bambino,
mi riconosca dal mio lido.
...

(si può leggere il resto di questa buona traduzione sul blog Le altre canzoni di Brassens in italiano da cui l'abbiamo tratta, e dove si può anche ascoltare riproposta nella nostra lingua. Il titolo si può tradurre: Supplica per essere sepolto nella spiaggia di Séte)

 

 

L'albero ed io - Francesco Guccini

 

Quando il mio ultimo giorno verrà
dopo il mio ultimo sguardo sul mondo,
non voglio pietra su questo mio corpo,
perché pesante mi sembrerà.
Cercate un albero giovane e forte,
quello sarà il posto mio;
voglio tornare anche dopo la morte
sotto quel cielo che chiaman di Dio.

Ed in inverno nel lungo riposo,
ancora vivo, alla pianta vicino,
come dormendo, starò fiducioso
nel mio risveglio in un qualche mattino.
E a primavera, fra mille richiami,
ancora vivi saremo di nuovo
e innalzerò le mie dita di rami
verso quel cielo così misterioso.

Ed in estate, se il vento raccoglie
l'invito fatto da ogni gemma fiorita,
sventoleremo bandiere di foglie
e canteremo canzoni di vita.
E così, assieme, vivremo in eterno
qua sulla terra, l'albero e io
sempre svettanti,
in estate e in inverno
contro quel cielo che dicon di Dio

 

Rock 'n Roll Suicide - David Bowie

 

Time takes a cigarette, puts it in your mouth
You pull on your finger, then another finger, then your cigarette
The wall-to-wall is calling, it lingers, then you forget
Ohhh how how how, you're a rock n roll suicide

You're too old to lose it, too young to choose it
And the clocks waits so patiently on your song
You walk past a cafe but you don't eat when you've lived too long
Oh, no, no, no, you're a rock n roll suicide

Chevy brakes are snarling as you stumble across the road
But the day breaks instead so you hurry home
Don't let the sun blast your shadow
Don't let the milk float ride your mind
You're so natural - religiously unkind

Oh no love! you're not alone
You're watching yourself but you're too unfair
You got your head all tangled up but if I could only
Make you care
Oh no love! you're not alone
No matter what or who you've been
No matter when or where you've seen
All the knives seem to lacerate your brain
I've had my share, Ill help you with the pain
You're not alone

Just turn on with me and you're not alone
Lets turn on with me and you're not alone (wonderful)
Lets turn on and be not alone (wonderful)
Gimme your hands cause you're wonderful (wonderful)
Gimme your hands cause you're wonderful (wonderful)
Oh gimme your hands.

 

Note

 

Abbiamo esagerato? O al contrario abbiamo solo scalfito la punta dell'iceberg e di canzoni per un giorno sfigato ne avete in mente ben altre? Scriveteci e comunicateci i vostri commenti o suggerimenti.

 

©  Musica & Memoria Agosto 2009 / Dicembre 2012: aggiunti i testi di Io ti racconto e Io tra di voi / Testi originali degli autori citati trascritti e tradotti per soli scopi di ricerca e critica musicale (vedi Disclaimer) / Commenti e traduzioni vincolati da licenza Creative Commons

CONTATTO

HOME

 

   

Creative Commons License
Questa opera è pubblicata sotto una Licenza Creative Commons.