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Roma, dove sei?
Eri con me
Oggi prigione tu, prigioniera io
Roma, antica città
Ora vecchia realtà
Non ti accorgi di me e non sai che pena mi fai (1)
Ma piove il cielo sulla città |
Tu con il
cuore nel fango
L'oro e l'argento, le sale da tè
Paese che non ha più campanelli (2) |
Poi, dolce vita
che te ne vai
Sul Lungotevere in festa
Concerto di viole e mondanità
Profumo tuo di vacanze romane (3) |
Roma
bella, tu, le muse tue
Asfalto lucido, "Arrivederci Roma"
Monetina e voilà
C'è chi torna e chi va (4)
La tua parte la fai, ma non sai che pena mi dai |
Ma Greta Garbo di
vanità (5)
Tu con il cuore nel fango
L'oro e l'argento, le sale da te
Paese che non ha più campanelli |
Poi, dolce vita
che te ne vai
Sulle terrazze del Corso (6)
"Vedova allegra", máìtresse dei caffè (7)
Profumo tuo di vacanze romane |
e |
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Un
momento clou per il Festival di Sanremo del 1983: la luce che si accende
improvvisa su Antonella Ruggiero nell'ambientazione sofisticatissima messa a
punto dai Matia Bazar, diversa da quella degli altri gruppi e cantanti. Il
Festival era peraltro ritornato all'attenzione degli italiani dopo l'eclissi
degli anni '70 due anni prima, l'anno di Alice e di Per Elisa. All'immagine
forte si aggiungono la musica e il testo, insoliti, nuovi, eppure già
sentiti, l'estetica post-moderna degli anni '80 arrivava prepotentemente al
Festival e quindi praticamente a tutti gli italiani per opera di un
raffinato e creativo gruppo di musicisti e di una formidabile interprete e
front-woman. Che proprio da questo brano e dal suo successo iniziarono la
loro stagione di successi. Nel seguito le note al testo. |
(1) Sin
dal primo verso si capisce che la canzone non è un acritico spot alla
bellezza di Roma negli anni '50, cui invece sembrava alludere
l'ambientazione (effettivamente Roma negli anni '50 ha visto il suo massimo,
nell'era moderna). Si intuisce invece che lo sguardo su Roma è di una
persona disincantata, di una donna che ha nostalgia di Roma com'era nella
sua giovinezza ma che vi è rimasta come fosse prigioniera, e sconosciuta
alla città.
(2) Rassegna delle cose che non ci sono più, le sale da tè frequentate da
intellettuali o scrittori (ma che ai romani fanno pensare alla celebre sala
da tè Babington vicino alla scalinata di Trinità dei Monti, dove un tè con
pasticcini costa come una cena a un buon ristorante, per due). L'allusione
alla celebre operetta italiana forse è solo un'immagine per indicare cose
passate. Forse invece è ancora più precisa, perché i campanelli magici delle
case nel paesino in Olanda si mettevano a suonare quando in casa era in atto
un adulterio. |
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(3) In
questa strofa ecco il ricordo atteso e più trasparente degli anni '50 che
trascolorano nei '60, il film La dolce vita di Fellini, le feste eleganti e
il celeberrimo film hollywoodiano con Audrey Hepburn, Gregory Peck e la
Vespa che
glorificano la nuova Roma e la nuova Italia.
(4) Continuando con la descrizione, ora c'è la Roma capitale del turismo, la
musica tradizionale cantata dai musicisti di strada agli avventori dei
tavolini dei ristoranti all'aperto, la Fontana di Trevi.
(5) Greta Garbo ovvero una città che non accetta di invecchiare e preferisce
nascondersi e sparire per non mostrarsi tale.
(6) Le terrazze del Corso, la Roma mondana e del cinema, di cui era
diventata la seconda capitale mondiale.
(7) Ultima citazione subliminale, la Roma delle "case chiuse" delle
maitresse eleganti (o al contrario, per niente tali) ricordate pochi anni
prima nel film Roma (sempre di Fellini). Quelle case chiuse del quartiere
dell'antica Suburra, ora il cuore del Rione Monti, Via Baccina, Via Cimarra,
via degli Zingari, poi effettivamente chiuse nel 1958 con la Legge Merlin.
La canzone è anche la quarta traccia della nostra
playlist dedicata ai migliori esempi
della musica italiana negli anni '80, che si può ascoltare anche da questa
pagina, dalla finestra seguente. Nella stessa playlist anche l'altro loro
notevole brano degli anni '80: Ti sento. |